Genova, 12 maggio 2020

Disegno di Fabio Santin, Credit: aparte@virgilio.it

Per adesso qualche libertà resta ancora nel mondo. Molti giovani, è vero, sembrano non darle valore. Ma alcuni di noi credono che senza libertà le creature umane non saranno mai pienamente umane e che pertanto la libertà è un valore supremo. Può darsi che le forze opposte alla libertà siano troppo possenti e che non si potrà resistere a lungo. Ma è pur sempre nostro dovere fare il possibile per resistere.

Il mondo nuovo (1932) e Ritorno al mondo nuovo (1958), di Aldous Huxley


Ciao Marco.
Ieri ho letto un interessante articolo inerente le epidemie. Fra le tante cose, spiegava che il termine quarantena è nato nel XIV secolo a Venezia, quando la città aveva il porto più cosmopolita dell’epoca, e le navi provenienti da luoghi potenzialmente pericolosi e infettivi venivano lasciate quaranta giorni alla fonda per evitare la peste. L’autore del pezzo ipotizzava che la peste del XIV secolo poteva esser stata tra i maggiori fattori della prosperità europea di quel periodo, e questo perché – nel dopo epidemia – la crescita dei salari arrivò al cinquanta per cento per via della diminuita mano d’opera a disposizione e, così, negli anni seguenti alla “morte nera”, si creò una classe rurale in grado di spendere di più. È anche vero, continua l’articolo, che gli aumenti di salari e provvigioni e, quindi, dei costi di produzione, fecero impennare il costo della vita e annullarono in parte la redistribuzione della ricchezza che la peste aveva propiziato – una logica già più volte sentita anche ai giorni nostri. Il passato può insegnarci molto sul presente, e pure su come affrontare il futuro; un futuro che pare veder lo smart working fra i suoi protagonisti, un nuovo modo di lavorare che porterà a ripensare le città, la mobilità all’interno di queste e i volumi degli appartamenti, con più metri quadri a disposizione di ogni inquilino, per esempio.
A proposito di smart working e possibili cambiamenti, non sarà che tutta questa felicità di lavorare da casa darà modo di cambiare lo stato da lavoratore dipendente con tanto di mensa, ferie, luce, riscaldamento e persino carta igienica e acqua dello sciacquone a carico del datore di lavoro… dicevo… non sarà che tutta questa felicità di lavorare da casa darà modo di cambiare lo stato da lavoratore dipendente a lavoratore autonomo con partita IVA, sinonimo di “arrangiati”? E se i cambiamenti nel mondo del lavoro colpissero anche la scuola e le lezioni – sempre le stesse e preregistrate – venissero trasmesse via computer o televisione? Così oltre a risparmiare in affitto, corrente elettrica, gas e quant’altro, si arriverebbe a risparmiare anche sugli stipendi: a cosa servirebbero a quel punto maestri e professori? Tra l’altro, si eviterebbero certe “deviazioni” dal programma scolastico che, poco o tanto, tutti gli insegnanti si concedono: si eliminerebbero, così, anche questi ultimi moti di ribellione. Non ti sembra un piano perfetto per omologarci e isolarci nelle nostre case, renderci ancor più estranei gli uni agli altri, produrre in via definitiva quel distanziamento sociale collaudato in queste ultime settimane? Immagina questa prima scena, Marco… è sera, un figlio gioca su internet alla play station con uno sconosciuto che magari è dall’altra parte dell’Oceano, un genitore cena mangiando qualcosa consegnato a domicilio e il suo partner sul divano guarda a pagamento sul mega schermo in 3D l’ultimo film che non vedrà al cinema perché luogo riconosciuto come focolaio d’infezione; la mattina dopo, sono nuovamente tutti e tre chiusi all’interno delle stesse mura a studiare via computer o televisione, a lavorare in call conference o videoconferenze. Non è un bel quadretto? E ora immagina questa seconda scena… è sera, i membri della stessa famiglia di prima sentono le terribili urla di una donna provenienti dall’appartamento accanto e allora uno si alza per chiudere la porta perché con tutto quel baccano non riesce a sentire nulla del film, il figlio sorride pensando a quanto è figa la nuova suoneria del vicino di casa e il terzo, mentre mastica, firma tramite telefonino a favore di una petizione perché siano applicate pene più severe a chi si macchia di femminicidio; la mattina dopo, mentre il vicino di casa getta nel cassone dell’immondizia la compagna fatta a pezzi e pulisce via il sangue dalle scale, la famiglia della porta accanto è impegnata nello studio e nel lavoro, ben sigillata nella propria cella dorata. Fosse un romanzo, persino Bradbury, Orwell e Huxley ci batterebbero le mani.